la toscana, i migranti e la persona

un brano da un articolo di adriano sofri su la repubblica di oggi: “la toscana, i migranti e il primato della persona”

…”E se gli italiani hanno il cuore debole, non parliamo dei toscani. «Con la più grande soddisfazione del nostro paterno cuore abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene… invece di accrescere il numero dei delitti ha considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi gli atroci, e quindi siamo venuti nella determinazione di non più differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale /viene/ abolita la pena di morte… ed eliminato affatto l’uso della tortura… Una ben diversa Legislazione può più convenire alla maggior dolcezza e docilità di costumi del presente secolo, e specialmente nel popolo Toscano…». Così il granduca Pietro Leopoldo, in Pisa, il 30 novembre 1786, prima abolizione della pena di morte in uno Stato. La Regione Toscana festeggia quella data lì. Ed era uscita a Livorno, 1764, la prima edizione di Dei delitti e delle pene. «In Toscana non faremo morire nessuno di fame, né per mancanza di cure o di un tetto sotto cui dormire d’inverno». Questo non è Beccaria, né Pietro Leopoldo: è il governo della Toscana d’oggi, che ha raccolto leggi e proposte regionali sugli immigrati in un testo unico, sollevando le furie del centrodestra. «La Toscana diventerà l’Eldorado dei criminali, il Bengodi dei clandestini». Non so se gli oppositori del codice leopoldino profetizzassero una Toscana fatta rifugio dei peggiori tagliagole: e lì non si prometteva solo un pasto o un tetto di dormitorio allo straniero senza carte in una notte di gelo, ma l’inaudito divieto di torturare e di giustiziare.”

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